top of page

Perchè...

   Su internet, oggi, si trova di tutto: dal testo delle leggi promulgate ai servizi di cronaca, dalle enciclopedie ai forum o ai manuali di ogni genere, legali e non. In questa giungla planetaria costituita dalle reti informatiche che s'incrociano con i satelliti e gongolano spiando i sensazionali (?), quanto irrinunciabili, scambi che avvengono, senza soluzione di continuità, sul terreno dei social network, qualcuno si chiederà "...ma perché un sito per Andrea Piras ?". Ammetto che per alcuni può sembrare superfluo e, addirittura, presuntuoso ma, forse, chi più ne avvertiva il bisogno ero proprio io che scrivo di mio padre.

   

   Sono cresciuto tra registratori a bobina, amplificatori, pedane, microfoni, strumenti musicali. La mia prima infanzia l'ho vissuta in giro nei moquettati alberghi / residence per l'Europa: Amburgo, Bochum, Dusseldorf, Braunschweig, Wuppertal, Bremen, Monaco di Baviera, Rotterdam, Grindelwald, ecc. . Mio padre tornava dalla "serata" di lavoro al night o al cabaret, in smoking o paillettato come usavano gli artisti dell'epoca, e mi dava il buongiorno, un bacio e andava a dormire quando mia madre mi imbacuccava e mi portava in giro per parchi giochi della zona o negli immensi centri commerciali. Non eravamo soli ma accompagnati da Karen, moglie del cantante Enzo Mucci, e dei loro figli Miriam e Davide, che sono stati i compagni di giochi di questa mia prima infanzia ed a loro riservo ancora il mio affetto. Ricordo tanta bella soffice neve e l'atmosfera dei night dove, prima dell'inizio degli spettacoli, qualche volta, noi familiari, andavamo a trovare i nostri amati artisti non mancando, io e Davide, di strimpellare il pianoforte di Benito o Lucio, secondo il periodo, o picchiando sulla batteria di Umbertino.

   

   Lunghi viaggi in macchina, alla fine dell'estate, durante i quali dormivo dalla partenza (Taranto) fino a destinazione (generalmente Germania) svegliato solo da Mamma, organizzata col thermos, che mi porgeva il latte caldo da bere con la cannuccia ogni volta di un colore diverso. Stessa cosa nel viaggio inverso, all'inizio dell'estate, per quelle che dovevano essere le ferie per I Pettirossi che, invece, si esibivano nel tarantino per le serate di "Dancing" su insistenti ed accorate richieste dei proprietari dei locali più trendy dell'epoca come il Ristorante "Al Ponte" a Taranto (San Vito), "Lido Gandoli" di Pinuccio Alessano o al ristorante "Al Gambero", ed altri.

   

   Gli anni sono trascorsi ammirando mio padre, in quanto arrangiatore del gruppo, scrivere le partiture semplicemente ascoltando un nastro, così, stop and go, senza l'ausilio di alcuno strumento, forte del suo "orecchio assoluto" che gli ha sempre permesso tradurre in "cacchette" nere sul pentagramma anche il più subdolo suono corredandolo di tutti gli "accidenti", ovviamente musicali, di competenza.

   

   Abbandonò la professione musicale, stanco di sacrificare i giorni (...e notti) di festa ai locali notturni a discapito della famiglia, intuendo anche, credo, che l'era dei "complessi", oggi "band", che si esibivano nei dancing, volgeva al tramonto lasciano posto alle discoteche, del cui tempio Zio Loris (Loris Pepe) si rivelò un maestro (secondo in Italia solo a Claudio Cecchetto e vincitore del disco d'oro come miglior d.j.). Per molto tempo l'unico legame con la musica furono coloro che gli chiedevano di essere iniziati alla magia della musica.

 

   A distanza di anni, e qui vengo alla domanda iniziale, mi è capitato di ascoltare strane storie che avrebbero riguardato "I Pettirossi" da persone che, nella maggior parte delle volte, sebbene marginalmente coinvolti, raccontavano a me, ignari della mia parentela, di essere stati componenti o addirittura arrangiatori del gruppo tarantino che, invece, condivideva la popolazione dei dancing con gli amici e colleghi de "I 4 del Sud". Queste estemporanee invenzioni, che peraltro, nonostante un senso di fastidio per la manipolazione dei fatti, mi rendeva orgoglioso di mio padre e per tutti gli "zii" che, nel tempo, gli si erano affiancati.

   

   Se a tutto questo aggiungiamo una sincera obiettiva ammirazione per il musicista Andrea Piras, più che l'immenso affetto verso mio padre, ed un senso di nostalgica memoria della stagione musicale dei "favolosi anni 60' "  tarantini, si potrà comprendere se mi propongo, sic et simpliciter, di appuntare notizie e storie relative al mio meraviglioso Babbo, per lui, per tutti coloro che lo hanno conosciuto, stimato, apprezzato e, talvolta, invidiato e per tutti coloro che desiderano curiosare sulla sua storia.

 

       Pino Piras        

(figlio di Andrea Piras)

bottom of page